Singolare, femminile ♀ #177: Sempre avanti
Per celebrare gli 80 anni della Liberazione dal nazifascismo, su RaiPlay e Rai1 è arrivata Fuochi d’artificio, serie diretta da Susanna Nicchiarelli che racconta il contributo alla lotta partigiana di un gruppo di ragazzini. Fiaba Di Martino traccia per noi un breve profilo dell’autrice romana, dall’esordio Cosmonauta ai suoi ritratti di donne fuori norma – Nico, Eleanor Marx, santa Chiara.
È un’autrice, Susanna Nicchiarelli, innamorata delle storie che racconta e della Storia che portano con sé, delle pieghe del tempo che attraversano e di cui si fanno paradigma, contraltare o prisma a diffondere sfumature, riflessi alternativi, teorie combattive. I protagonisti e soprattutto le protagoniste in viaggio nel cinema di Nicchiarelli sono osservate da un punto vista soggettivo che centralizza su di loro, sulla loro eccezionalità ed esclusività, una prospettiva altra, nascosta. Profondamente individuale: lo sono stati i ritratti di Nico/Christa Päffgen (Nico, 1988, che le valse il premio per il miglior film a Orizzonti, Venezia 74), di Eleanor “Tussy” Marx (Miss Marx, in Concorso a Venezia 77), di Chiara d’Assisi (Chiara, in Concorso a Venezia 79).
Ma il punto di vista si espande, così come la capienza temporale del nuovo formato sperimentato dalla regista romana, in Fuochi d’artificio, ritorno della Nostra a un progetto seriale (a distanza di un lustro da Luna nera, co-diretta con Francesca Comencini e Paola Randi per Netflix). Tratta dal romanzo omonimo di Andrea Bouchard, co-sceneggiata con Marianna Cappi e supervisionata dallo stesso scrittore, è una miniserie in sei parti da lei scritta e diretta: i primi due episodi (già disponibili in streaming su RaiPlay) sono andati in onda su Rai1 lo scorso 15 aprile, i prossimi sono attesi per il 22 e poi per il 25, sempre in prima visione e in prime time, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione. Le finestre aperte del racconto storico-personale di Nicchiarelli (che per l’uscita di Fuochi d’artificio abbiamo intervistato su Film Tv n. 15/2025: vi riproponiamo la chiacchierata qui sotto) si spalancano qui su quattro giovani personalità, come fosse per lei un personalissimo ritorno all’origine, alla visione bambina della commie Luciana nel suo esordio Cosmonauta, datato 2009.
Sulle Alpi piemontesi va in scena la Resistenza giovane di Marta & compagni – lei, inizialmente riluttante, capisce poi che «la pace dei nazisti può essere peggio della guerra» – e Nicchiarelli ne segue le gesta, evitando come la peste l’autocelebrazione patriottica e saldando agli stilemi del romanzo di formazione la gravitas del frangente storico, che incrina in una prematura consapevolezza la levità spensierata e ironica propria dello spaccato anagrafico.
Gli occhi cinematografici che Nicchiarelli pone molto avanti a sé, affondati tra le immagini e le pagine di un passato collettivo (non solo, talvolta) immaginato, sono però anche sempre, strenuamente, inevitabilmente, rivolti dentro di sé. Scatta infatti un’identificazione viscerale, un ricalco giocoso, una fusione spontanea tra Susanna e Luciana, tra Susanna e Nico, tra Susanna e Tussy, tra Susanna e Chiara, qui soprattutto tra Susanna e Marta. È un’impossibilità per lei evitare un corpo a corpo spirituale con i personaggi: Nicchiarelli non può che incollarsi ai loro profili e chinarsi protettiva sulle loro fragilità, che lottino-vivino-amino nell’Ottocento o nel XIII secolo, negli anni 50 o negli 80, oppure durante la Seconda guerra mondiale.
L’immersione nella Storia minuta, intima, “a quattro”, dei bimbi “magici”, dei piccoli inventori di Sandokan, dei suoi agenti/attori/scrittori segreti che fanno di un’eroica azione sotto copertura un’avventura speciale (in bicicletta come i bimbi di E.T. l’extraterrestre, film del cuore della regista) per beffare il nemico (Marta vestita “fru fru” per passare inosservata) e ritrovare un fratello perduto, è vissuta da Nicchiarelli e dalla sua macchina da presa a un tempo generosa e introversa con desiderio partecipativo, con la volontà di mettersi intorno, addosso, in mezzo al movimento febbrile ed euforico del gruppo fanciullo. Che si accompagna a un mai passivo sentimento della nostalgia (per l’infanzia; e per un’epoca in cui la Resistenza era una missione felice, una esigenza di libertà estesa imperativamente a ogni angolo della vita, un lavoro necessario per ogni età) e rende secondaria la prassi della ricostruzione storica – d’altronde il palcoscenico della sua favola misurata l’aveva già modellato come le pareva, piaceva e sentiva in Chiara.
Nelle sue (auto/altrui)biografie, che rompono con naturalezza e un sorrisetto sghembo il protocollo del genere, siano esse fittizie, ipotetiche o studiatamente filologiche, a Nicchiarelli interessa il momento come raccolta d’universale – fatto perciò di chiaroscuri e contraddizioni: il “dopo” dell’icona (Nico post Andy Warhol, post Velvet Underground…), il “prima” della santa (Chiara e il suo mantenersi umana, adolescente un po’ anonima, e solo anomala), il “durante” della rivoluzionaria (Tussy Marx, il cui femminismo procede sempre avanti, anche in una danza stregonesca premorte).
Mentre in Fuochi d’artificio si lascia andare alla fiducia aurea nel mondo che restituisce l’amicizia e il sense of wonder della giovinezza, di Marta, Davide, Marco e Sara, pur incrocianti i punti di fuga di molteplici istantanee adulte. Quel che Nicchiarelli ha più a cuore è dopotutto l’attimo grandioso e inafferrabile del fuoco d’artificio, il semplice frammento che in quella stretta amorosa (e nel suo sguardo affettivo) diventa eterno. FIABA DI MARTINO
Sul n. 14/2025 di Film Tv, Matteo Bonfiglioli ha intervistato Susanna Nicchiarelli, proprio a partire dal suo ultimo lavoro Fuochi d’artificio. Vi riproponiamo il loro dialogo, segnalandovi che su RaiPlay, oltre alla nuova serie, sono disponibili anche i tre precedenti film della regista, Chiara, Miss Marx e Nico, 1988.
Così lontano così vicino - Intervista a Susanna Nicchiarelli
1944, Alpi piemontesi. Alcuni giovani amici decidono di impegnarsi nella lotta partigiana, stanchi della guerra e delle sofferenze subite. È la trama di Fuochi d’artificio, fortunato romanzo per l’infanzia di Andrea Bouchard, riadattato per il piccolo schermo da Susanna Nicchiarelli, con cui parliamo della miniserie, in prima tv il 15, 22 e 25/4, su Rai1 alle 21.30.
È la prima serie che scrivi e dirigi interamente. Come è stato?
Come lavorare a un film di quattro ore e mezza. Mi affascinava l’idea di una narrazione lunga, in cui accadono tante cose. Ho letto il romanzo con i miei figli, è un testo che commuove e appassiona anche gli adulti. Scrivendo con Marianna Cappi e la consulenza di Bouchard, ho attinto a tanta letteratura della Resistenza, su tutti Beppe Fenoglio. Mi piaceva l’idea che a trasmetterla fosse la Rai, che ha un pubblico più vasto di quello a cui sono abituata. Esistono film d’autore, libri, ma non esiste un racconto televisivo largo, popolare sulla Resistenza, una storia adatta a tutti. Spero lo vedano nonni e nipoti insieme.
È un racconto per e dell’infanzia, ma non è mai fiabesco, ipocrita nel modo in cui guarda alla guerra. Come hai trovato l’equilibrio?
È un’avventura adolescenziale, ma tratta temi senza età. Lo sguardo infantile non semplifica, anzi rende questi temi più assoluti, universali. Da una parte, addolcisce la durezza della guerra, dall’altra paradossalmente ne evidenzia la crudeltà. È il primo rapporto che i giovani protagonisti hanno con la morte, il più ingenuo e forse proprio per questo il più nitido. Stand By Me, per esempio, è stato uno dei miei riferimenti narrativi e visivi.
La Storia è una costante del tuo cinema...
Lo è sempre stato. Io ho fatto solo film ambientati nel passato, ma mai per raccontare il passato. Il punto è l’immaginario: il jazz, lo swing di cui la giovane Marta è appassionata, ma anche i canti popolari dei partigiani, le teche e le immagini di repertorio che ce li hanno raccontati. Ambientare un film nel passato significa misurarsi con l’immaginario del tempo, far emergere la percezione che oggi abbiamo di quel passato. Uno dei primi film che ha saputo raccontarmi il nazismo è stato I predatori dell’arca perduta, pur in modo colorato, esagerato, in stile anni 80.
Anche nel tuo esordio, Cosmonauta, la Storia era guardata da un punto di vista infantile...
Questa miniserie mi ha ridato tante sensazioni vissute con Cosmonauta. Affrontare temi politici importanti collaborando con dei ragazzi ti consente più lucidità, svela che le cose che crediamo complesse sono semplici, come scegliere da che parte stare. Erano tutti molto consapevoli, affascinati dall’immergersi in ciò che avevano studiato sui libri, dal far diventare vivo ciò che abbiamo storicizzato. Bisogna recuperare vicinanza, immediatezza con ciò che è successo. Viviamo in democrazia da 80 anni grazie al sacrificio di quegli uomini e di quelle donne. MATTEO BONFIGLIOLI
È festa d’aprile!: la piattaforma streaming OpenDDB festeggia la Liberazione con una collezione di documentari dedicati alla Resistenza, in visione gratuita o a offerta libera. Tra questi, Bandite di Alessia Proietti e Non aver paura! di Cristina Monti raccontano l’essenziale contributo delle donne alla battaglia antifascista. Il 25 aprile a Bologna, invece, al Cinema Modernissimo, sarà presentato La Liberazione – Un film di famiglia, progetto della Fondazione Home Movies – Archivio nazionale del film di famiglia in collaborazione con l’istituto storico Parri.
L’ultimo numero cartaceo di Sentieri Selvaggi è dedicato alle cineaste italiane contemporanee, da Valeria Golino a Margherita Vicario. Potete acquistarlo qui.
Esordio dietro la macchina da presa di Lucy Lawless (la mitica interprete di Xena principessa guerriera), il documentario Never Look Away è in tour per le sale italiane, grazie al Premio LED Distribuzione promosso da ANEC e LED - Leader esercenti donne, assegnato al Festival Cinema e donne 2024. Il film è il ritratto, vitale e sorprendente, della pionieristica carriera della carismatica ed enigmatica Margaret Moth, prima camerawoman neozelandese che come reporter di guerra ha puntato il suo obiettivo nel mezzo dei conflitti dagli anni 80 fino alla sua morte, nel 2010.
Singolare, femminile si prende uno spring break. Ci rileggiamo mercoledì 7 maggio, nel frattempo buone feste della Liberazione e dei lavoratori!