Singolare, femminile - #015: One woman show
Singolare, femminile
lo schermo delle donne
- di Alice Cucchetti e Ilaria Feole -
#015 - One woman show
Ciao ,
questa è Singolare, femminile, un viaggio settimanale attraverso i film, le serie televisive, le autrici, le attrici che hanno fatto e stanno facendo la storia del cinema e della tv.
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Dal teatro al cinema, passando per la letteratura e le app: un ritratto della poliedrica (e multimediale) artista Miranda July, mentre è finalmente disponibile on demand il suo ultimo film Kajillionaire - La truffa è di famiglia.
Miranda July
Tra i titoli più ricorrenti nelle top ten dei migliori film del 2020 che a fine anno proliferavano sulle testate statunitensi c'era sicuramente Kajillionaire - La truffa è di famiglia, opera terza della regista Miranda July. Presentato anche alla Festa di Roma 2020, dove ha vinto nella sezione Alice nella città, in Italia la sua uscita, prevista inizialmente per la sala all'inizio dell'estate, è stata dirottata sull'on demand, e ora si può vedere sulle principali piattaforme (tra cui Chili, Rakuten, TIMVISION, Prime Video Store). Poster e grafiche del film usano un elemento distintivo: una colata di schiuma rosa confetto, dall'aspetto invitante e soffice, che a chi è solito frequentare la Biennale d'arte di Venezia ricorderà forse un'altra opera firmata dalla poliedrica July: nella sua installazione del 2009 Eleven Heavy Things uno degli 11 sfondi/piedistalli/opere con cui il pubblico era chiamato a interagire era proprio una grande nuvola rosa confetto, in cui gli spettatori erano chiamati a incastrarsi completando le sagome umane delineate nella massa rosa. L'intero percorso di Eleven Heavy Things era costruito per essere completato dai visitatori, che potevano aggiungere il proprio volto alla didascalia «questa è la faccia che ho quando mento» o posarsi su un podio che metteva in ordine le persone dal più al meno colpevole, e così via. Ecco: se dovessimo riassumere tutta la proteiforme carriera artistica di Miranda July, questa installazione sarebbe un'ottima sineddoche, perché il suo lavoro ruota sempre intorno ai ruoli che una donna è chiamata a rivestire, ai buchi che è obbligata a riempire, alle aspettative che si sente in dovere di incontrare, alle sagome preconfigurate in cui è previsto che vada incastrarsi, per "completare il quadro".
Nata nel Vermont da genitori editori e docenti universitari, cresciuta nel fermento culturale di Berkeley, in California, Miranda July è attrice, scrittrice, drammaturga, regista cinematografica, cantante, performer, attivista, animatrice culturale e gestrice di temporary shop: in 25 anni di carriera disseminati in quasi ogni campo della cultura, si è affermata come reginetta della scena indie statunitense, sinonimo di cinema/arte hipster e "da Sundance", cantrice di personaggi eccentrici e teneramente sgangherati, privilegiati e confusi, precari ed egocentrici. Filiforme e riccioluta, gli occhi enormi sgranati in ogni posa promozionale, July sembra l'incarnazione della manic pixie dream girl goffa e irresistibile, ma meglio non fermarsi all'estetica: si è formata col movimento femminista underground delle riot grrrl e da sempre lavora per un'idea di parità e di demistificazione del ruolo femminile nell'arte e nella cultura, con opere che, dalle sculture succitate al cinema, rivestono di colori pastello e di umorismo stralunato una visione acuta e mai banale dello Zeitgeist. Come in un continuum artistico cangiante, July ha dato vita a performance teatrali - solitamente one woman show - che si sono poi evolute in opere cinematografiche, non esenti da una chiosa autoironica alla pièce da cui erano partite: è il caso di The Future, la sua opera seconda per il cinema, dove è facile sovrapporre l'autrice/attrice alla protagonista da lei interpretata, danzatrice smarrita davanti alle promesse di futuro innescate dalla presenza di un gatto randagio. Lo stesso vale per le sue opere letterarie: il suo unico romanzo, edito in Italia da Feltrinelli (per gli stessi tipi è uscita la raccolta di racconti Tu più di chiunque altro), si intitola Il primo uomo cattivo e mette a confronto due tipologie di donna molto diverse tra loro - una matura, single, con un rapporto complicato con la propria emotività e professionalità; l'altra, una poco più che adolescente incinta, aggressiva e priva di curiosità verso il mondo - lasciando che l'inattesa intimità fra le due diventi uno specchio in cui guardarsi, in cui imparare a capirsi, e in cui aprirsi a possibilità diverse. Proprio come avviene in Kajillionaire, dove il personaggio di Evan Rachel Wood, Old Dolio, è stato cresciuto negando ogni aspetto della propria femminilità, della consapevolezza del proprio corpo e della tenerezza e cura verso sé e gli altri; il confronto con Melanie (Gina Rodriguez), giovane donna che, al contrario, conosce bene il potere seduttivo del proprio corpo e altrettanto bene conosce le potenzialità soffocanti del ruolo di cura degli altri (sua madre è una presenza opprimente), è per entrambe l'occasione fertile per disinnescare automatismi imposti dalla famiglia, dall'ambiente lavorativo e dalle convenzioni sociali.
Questi passi a due al femminile, danze emotivo/sensuali che sembrano voler innescare i neuroni specchio delle danzatrici, sono ricorrenti nell'attività artistica di Miranda July, anche in forme eccentriche e non tradizionali, per esempio tramite la creazione di contenuti per il suo fertile account di Instagram. Se già la sua installazione veneziana di cui parlavamo in principio era un clamoroso esempio di "mostra instagrammabile" (pensata appositamente per essere fotografata e postata sui social) ante litteram, dal momento che nel 2009 il social in questione ancora non esisteva, July ha negli anni dimostrato una grande consapevolezza delle potenzialità del mezzo. Nel 2020 ha costruito un piccolo "mélo a puntate", fruibile sul suo profilo e su quello dell'attrice e danzatrice Margaret Qualley, in cui le due donne si corteggiavano e dichiaravano, dialogavano a distanza o in videochiamata, ragionavano sull'ipotesi di un amore finito e di un'amicizia impossibile, e infine si univano in una appassionata scena d'amore nello stesso schermo. Una forma di racconto audiovisivo liquida e potenzialmente infinita, cui si aggiungevano capitoli nelle stories di ciascuna con cadenza irregolare, e che ancora una volta metteva a confronto due tipi di donna distanti anche a livello generazionale. Più che alla bulimia, l'attività artistica di July pare infatti votata alla curiosità e alla sperimentazione incessante, con un opus multimediale che spazia nei formati ma si tiene saldamente appeso al filo rosso dell’esplorazione dell’intimità, dello spazio tra individui e della ricerca di connessione al di là degli schemi convenzionali che gestiscono le interazioni (tra sessi, ma non solo). Un buon esempio è la app Somebody, creata da July nel 2014: un’applicazione per il cellulare che consentiva di inviare messaggi verbali agli amici solo per interposta persona. Ossia, il messaggio sarebbe stato consegnato non al destinatario, ma all’utente di Somebody più prossimo, che avrebbe poi riferito in persona il messaggio del mittente, creando un’interazione inedita e scavalcando le remore e i limiti socialmente imposti. Una sfida al nostro agire in modalità predefinita, proprio come quella a cui è (felicemente) costretta la protagonista di Kajillionaire, per darsi la chance di tentare altre strade e non restare nella sagoma che qualcuno ha già profilato per lei. ILARIA FEOLE
L'opera seconda di July, The Future, è rimasta inedita in Italia: ne avevamo parlato negli Scanners del n° 39/2014.
The Future
Sophie e Jason sono una coppia da 4 anni: «Nel bel mezzo dell’inizio», secondo un anziano conoscente; già verso la fine, nelle dinamiche immobili di una convivenza routinaria. L’adozione di un micio malconcio, che non dovrebbe ingombrargli casa e cuore per più di sei mesi e si rivela invece in grado di sopravvivere altri 5 anni, innesca la crisi. Sophie e Jason fanno i conti: fra 5 anni ne avranno 40, «come dire 50», quindi la loro esistenza è sostanzialmente finita. Si giocano, allora, il tutto per tutto, fanno deflagrare le abitudini, mollano il lavoro. Lui tenta di salvare il mondo un albero alla volta, lei intreccia una relazione con un uomo maturo. Il futuro sta dentro una sola notte, quella in cui Jason ferma il tempo, per impedire che le certezze crollino, per salvare, stavolta, il suo mondo. All’opera seconda, Miranda July restringe il coro di Me, You and Everyone We Know al passo a due incespicante di una coppia, microcosmo hipster in cui i vezzi indie dell’autrice (la voce narrante del gattino, le danze eccentriche e sgraziate) stemperano in una narrazione capace di affondare, con uso sghembo degli stilemi di genere (lo “sdoppiamento” fantascientifico delle vite), uno sguardo peculiare sul rapporto doloroso, ineffabile e sbilenco fra Tempo e Sentimento.
ILARIA FEOLE
[pubblicato su Film Tv n° 39/2014]
CONSIGLI PER L'ESTATE
Se siete in vacanza a Milano, oppure se siete milanesi non in vacanza, avete ancora pochi giorni per recuperare alcune delle mostre legate al palinsesto espositivo I talenti delle donne (che avrebbe dovuto contraddistinguere lo sfortunato 2020 e che è stato prolungato anche per metà 2021): a Palazzo Reale si conclude il 22 agosto Le signore dell'arte - Storie di donne tra '500 e '600, mentre il 29 agosto termina la bellissima mostra Prima, donna, su Margaret Bourke-White, figura centrale della fotografia statunitense novecentesca. C'è tempo invece fino al 19 settembre per Divine e avanguardie - Le donne nell'arte russa. E già che siamo in tema di mostre milanesi, vi segnaliamo anche l'ottima Tina Modotti - Donne, Messico e libertà, in programma al MUDEC - Museo delle culture fino al 9 novembre.
Una chicca per gli amanti di Raffaella Carrà, che è scomparsa da poco e ci manca tantissimo: sul sito della Cineteca Italiana - Meet è disponibile la serie animata Lalla nell’Isola di Tulla, disegnata da Pierluigi De Mas, con protagonista un alter ego cartoon della Raffa nazionale.
Animali animati. Tra le meraviglie custodite nel sito del National Film Board canadese sono disponibili i piccoli film di Evelyn Lambert, animatrice che collaborò al settore fondato da Norman McLaren e di cui potete vedere le delicate (e crudeli) fantasie bestiali.
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